Avranno, questi lettori confidenti, un lavoro da fare, è vero. Nutrendosi queste poesie spesso enigmatiche, ellittiche, del contenuto dell’esperienza personale, come sempre bisogna fare quando è il poetico autenticamente in gioco. Provando anche il desiderio, come me, di accrescere la conoscenza della lingua per meglio accostarsi al testo, che non può dispiegare nessuna traduzione, per quanto essa […] sia esatta e bella: consentendo di intendere una voce la quale attinge le sottigliezze dell’opera nella semplicità, nell’unità, di una vita sempre attenta, in Eugenio De Signoribus, ai bisogni semplici dell’esistenza. […] Saluto con affetto Eugenio, nel ricordo della sua presenza commovente di uomo poco incline a comparire in luogo dei suoi scritti, benché ragguardevole al pari di essi, e benefico, oso dire: presenza riservata, silenziosa, si direbbe quasi selvatica, ma nimbata di quella luce che nasce dall’esigenza severa, quando è insieme dolcezza attenta e tenerezza. Quella che è così la purità stessa, altro nome della poesia che non è e non cerca di essere che se stessa.»
Yves Bonnefoy